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Written by: Inchieste

L’Africa mi concede le tre libertà necessarie per progettare. Così qui costruiamo in economia

L’Africa mi concede le tre libertà necessarie per progettare. Così qui costruiamo in economia

L’ingrediente principale del mio lavoro è la libertà.
Per progettare ho bisogno di tre tipi di libertà: quella che mi concede il cliente, quella che mi concede l’autorità e quella che io concedo a me stesso. La prima è proporzionale al grado di fiducia che il cliente nutre nei miei riguardi. La seconda è inversamente proporzionale alla quantità di norme e regolamenti che condizionano l’edificio. La terza dipende dalla mia capacità di staccarmi dalle immagini preconfezionate della mia cultura. Lavorando in Africa ho potuto beneficiare delle tre libertà ed essere pienamente responsabile (nel bene e nel male) delle mie opere.
Un’altra componente indispensabile è il rispetto: rispetto per coloro che usufruiranno della mia architettura. Il rispetto m’impedisce di abusare della libertà.
Per me l’architettura è la sintesi del soddisfacimento di tutti i dati del problema: il numero e le funzioni specifiche di tutti i locali e loro interrelazioni; l’ubicazione e il budget disponibile, imposti in partenza dal cliente; le esigenze legate al sito, quali le condizioni climatiche, la natura del suolo, i materiali disponibili e il loro costo, la qualità e il costo della manodopera. A questi dati obiettivi si aggiungono le riflessioni soggettive: il rispetto del paesaggio, l’adesione al contesto economico, sociale e culturale, l’impiego ottimale delle risorse locali. Dalla presa in carico di tutti i dati derivano le scelte architettoniche di materiali, strutture e forme.
Nei paesi del Sahel, dove si è svolta la maggior parte del mio lavoro, la manodopera è abbondante, economica, ma poco utilizzata; invece, i materiali moderni (cemento e ferro) sono importati, costano molto e comportano una spesa di moneta straniera pregiata, mentre l’impiego del legno contribuisce alla desertificazione. Restano, perciò, soltanto terra e pietra. Per utilizzare il mattone o la pietra in copertura, al posto di legno, ferro o cemento bisogna ricorrere a strutture che lavorano a compressione: archi, volte e cupole. Sperimentando queste strutture, ho rilevato differenti vantaggi: economia, rapida e facile esecuzione e miglior comportamento del cemento armato in condizioni climatiche difficili.
L’economia proviene soprattutto dal fatto di poter risolvere con un solo materiale e una tecnologia a basso costo il problema sempre spinoso della copertura: infatti, uno stesso operaio, con una sola operazione, realizza l’intera costruzione, dalle fondazioni alla fine, senza soluzione di continuità tra pareti e copertura. Con il compasso guida, si procede senza rischio di sbagliare e senza una preparazione o competenza particolari: bisogna soltanto posizionare ogni mattone secondo l’indicazione del compasso, senza preoccuparsi di allineamento, filo a piombo o squadro. Il sistema di pianta può essere ortogonale (quadrati e rettangoli) o polare (una combinazione di cerchi). La pianta polare si è rivelata, prima in teoria e poi nella pratica, più economica, per tempo e quantità di materiale, e più adeguata alle caratteristiche della manodopera disponibile.
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Last modified: 18 Luglio 2015